giovedì 27 febbraio 2014

Dentro una poesia

Il mormorio di un ape ha una magia per me, se mi domandi perchè sarebbe più facile morire che dirlo.
Il rosso sopra la collina vince ogni mia volontà,se qualcuno mi deride , stia attento, perchè Dio è qui, e questo è tutto.
Lo spuntare dell'alba accresce la mia nobiltà, se mi chiedi come, solo l'artista , che così mi disegnò, può dirlo!
E.Dickinson

mercoledì 26 febbraio 2014

Mettiamoci il CUORE in tutto ..ma proprio tutto. IL SAPONE AUTOPRODOTTO

Quale è il motivo per cui qualcuno dovrebbe essere spinto a prodursi un prodotto che facilmente può acquistare ovunque per pochi euro. Qual è? Qui non si può rispondere , si può solo provare , ma non dico solo a farselo , vado oltre, a spalmarselo addosso sotto un getto di acqua tiepida , lasciandolo scivolare tra le mani facendosi avvolgere da una leggera schiumina soffice profumata magari della nostra essenza preferita , lasciarsi accarezzare la pelle da questo mattoncino fatto da noi con gli ingredienti che sappiano noi. Vi sembra poco ? Mi sembra un’ottima ragione .
E se poi il suo ingrediente principale è pure lui autoprodotto ne deriva una sensazione di felicità propria di chi, follemente, tende all’autosufficienza e talvolta rasenta la follia. L' ingrediente principale , in un sapone naturalissimo, è l’ olio extra vergine di oliva, nel mio caso proveniente dai miei alberi che sono stati concimati che hanno prodotto le olive ,pettinate raccolte portate al frantoio, negli orari più assurdi dalla mattina presto alla notte fonda e li aspettato pazientemente come in una sala di aspetto del reparto maternità, ed infine visto uscire verde fosforescente , fragrante, fiero di sé ( si si non sto esagerando quando si sente dire :“ mamma mia , come quest’anno non è mai stato, altro che quello che mi ha fatto assaggiare ieri Tizio che non sapeva di niente “, volete che tutti questi complimenti non inneschino niente in lui a livello di vibrazioni ), in una parola eccezionale (consiglio una visita ai bei frantoi nel periodo della frangitura, novembre, per rendersi conto dell’atmosfera che si respira) . Più naturale di così.
Ed anche qui, come in tutte le autoproduzione, assistiamo ad un atto di magia , si perché la vita è magia in ogni sua manifestazione, che si innesca nel momento in cui la materia si trasforma, e in questo caso accade quando l’utilizzo della potentissima soda caustica provoca una reazione chimica (mi raccomando attenzione massima!) a contatto con l’olio e ciò che risulta non avrà niente a che fare con gli ingredienti di origine, sono momenti fantastici, credetemi! Non mi dilungo nelle ricette, fare il sapone non è affatto difficile, ne lascio qui una semplicissima per iniziare a fare il sapone in casa . In rete c’è di tutto di più , ci si può sbizzarrire , perdersi in mondi lontani per poi ritornare con i piedi per terra ( anche qui massima attenzione se siete tendenti a gonfiarvi come palloncini che si perdono nella vastità del cielo), ma per cominciare gli ingredienti da avere sono: olio e.v.o. , soda caustica, acqua demineralizzata, olio essenziale preferito ( provare con la lavanda per aver un piacevolissimo profumo delicato).
Questi due sono ottimi blog dai quali prendere ispirazione:
ilcalderonealchemico.blogspot.it
naturaebellezza.forumfree.it/
Buon sapone a tutti.
+sapone autoprodotto = meno schifezze vendute= + amore per mamma Terra

giovedì 20 febbraio 2014

"Lucciola lucciola vien da me...

che ti do il pan del re”
Inizia così la storia legata al pane fatto con la farina dei grani antichi prodotta e macinata qui a Montespertoli e continua: “ Un tempo c’erano le lucciole perché c’erano i campi coltivati con sistemi antichi che davano una farina profumata da far scorre tra le dita con cui si faceva un pane “buono come il pane “. Eh si! perché una volta il pane era il protagonista indiscusso della tavola dei nostri genitori, elemento essenziale nell’alimentazione antica, un tempo non molto lontano quando la celiachia non era una disarmonia così diffusa. Chissà perché? La domanda è certamente retorica se si pensa ai metodi di coltivazione di adesso. Il grano con cui si panifica industrialmente è il risultato di semi ibridi ottenuti negli anni ‘20, è caratterizzato da spighe basse altamente produttive ma proprio per la loro ridotta altezza e per la densità con cui viene coltivato necessita di erbicidi altrimenti soffocherebbe, prodotti antimuffa per contrastare i pericoli dovuti alla densità di impianto e così via, mentre i grani di una volta avevano spighe altissime che non permettevano ad altre erbe infestanti di crescere e non avevano bisogno di sostanze inibenti per le altre erbe e neppure di tanti concimi vista la loro spinta naturale verso il sole. Ma si sa la produzione industriale ha relegato queste varietà nel dimenticatoio non essendo produttive quanto i nuovi ibridi e non contenendo troppo glutine necessario per una panificazione industriale fatta con tanto lievito e con tempi di lievitazione brevi. E si sa che in questo nostro sistema chi non sta al passo con la velocità dei tempi…!
Ma adesso assistiamo a spinte controcorrente, adesso che cominciamo a capire che probabilmente diversi errori sono stati fatti. Allora ecco che nascono gli agricoltori custodi di antiche varietà di grano per riportare in tavola un prodotto migliore, più naturale.
Qui a Montespertoli è successo. Si coltivano grani antichi, col metodo biologico, che si portano al Mulino del paese a macinare, a pietra (Molino Paciscopi srl. via Trieste n117, 50025 Montespertoli, tel +39 0571609554). Il risultato è una farina tipo 2 con basso contenuto di glutine, profumatissima, che contiene il germe del grano e tutti gli elementi nutrizionali grazie alla macinatura a pietra che non scalda il chicco. Ma quali sono questi grani? I nomi stessi sono fantastici: Inallettabile, Verna, Gentil Rosso, Frassineto, Andriolo, Senatore Cappelli. Questi si che sono nomi , sono grani a bassissimo contenuto di glutine (altro che Kamut o per meglio dire grano khorasan con il fastidiosissimo c di copyright , in mano a multinazionali americane!) idonei per una lievitazione tradizionale fatta in più fasi con lunghi tempi di attesa e che prevede il suo miglior utilizzo con la pasta madre. Il pane di Montespertoli ha un M sulla crosta e si trova in vendita nei panifici del paese (PANCHETTI MARCO 29, Via Gramsci Antonio - 50025 Montespertoli FI tel: +39 0571 608270).E’ ottimo ma io ho la fortuna di avere il molino non troppo lontano (quando si sta in campagna le distanze di km e km non sembrano esagerate), di essere una fanatica dell’autoproduzione e così da settembre ho scoperto la farina dei grani antichi ed adesso non ne posso più fare a meno sia per avere in casa un pane ottimo sia per la mia adorata pizza, il mio supercibo preferito. La pasta madre oramai è di casa da noi da diversi anni, per chi non la possiede può trovarla qui Farsi il pane in casa mi fa sentire bene ed il rituale della panificazione racchiude in se una gestualità antica, alchemica, magica tanto che per farlo uso rigorosamente le mani abbandonando l’impastatrice elettrica, per dare il giusto peso ad una presenza di grande valore:
Sua maestà il Pane.
Questa è una semplice ricetta:
la mattina presto ( verso le 8)
200 gr di lievito madre bello in forza messa a idratare con 350 gr di acqua fresca 600 gr di farina dei grani antichi 2 cucchiaini di sale
Si scioglie la pasta madre (rinfrescata la sera prima) nell’acqua e si impasta con la farina , alla fine della lavorazione si aggiunge il sale. Si fanno le pieghe ( si fa un rettangolo con l’impasto e si chiude a libro sovrapponendo le 3 parti, un po’ come piegare un asciugamano, poi si ridistende l’impasto cambiando verso e si rifanno le pieghe), necessarie per una corretta lievitazione. Si lascia lievitare in un contenitore capiente coperto di pellicola.
Verso le 16 si riprende l’impasto e gli si da la forma del pane : si crea un rettangolo con l’impasto e si arrotola saldamente dalla parte della larghezza, importante lasciare la piega finale sotto ). Verso le 8 si informa a 240 per 10 minuti , poi si abbassa il forno a 190 per 30 minuti. Il pane è pronto.
Questo è un pane eccezionale e quando il suo profumo inonda la casa mi viene in mente quello che mi raccontava la mia nonna di quando una volta era normale per tutte le famiglie preparare il pane in casa e che il forno del paese cuoceva per i compaesani una volta a settimana , il venerdì, e tutti portavano il proprio pane da cuocere sopra grandi tavole di legno che si caricavano sulla testa fino al forno, tante persone portavano il pane e così per distinguere le forme si imprimevano alcune impronte o tagli o simboli per riconoscerli, il pane poi doveva servire per tutta la settimana.
Fare il pane è una tradizione antichissima legata alla nascita dell'agricoltura nel neolitico , e come tutte le antiche tradizioni, giuste e educative non deve andare perduta per poter, un giorno, insieme ai nostri figli ,una sera di giugno, guardare le lucciole nei nostri campi e chiamarle dicendo :”Lucciola lucciola vien da me che ti do il pane del re”.
Quante lucciole vediamo oggi?

giovedì 13 febbraio 2014

Storia della lisciva e del suo perchè

Questi sono tempi particolari , in cui ci sentiamo dentro il cambiamento epocale , oggi sono fiduciosa nell’uomo e nelle sue capacità di esplorare nuove strade , date per scontate , oppure vecchi stili abbandonati, usi e riusi antichi in cui tutto può avere un valore se visto da un’angolazione diversa.
Questa storia è un altro punto di vista sulla cenere abbondante che ho in questi giorni di febbraio , da quando il camino di casa è tornato ad essere finalmente il protagonista indiscusso di queste umide sere di fine inverno. E cosa ne posso fare di tutta questa cenere , quando le aiuole di casa ne hanno già ricevuta in abbondanza ? Non posso buttare via una tale quantità di polvere grigia profumata di legna bruciata , non si spreca nulla e allora finalmente dopo tanto tempo che mi ero ripromessa che l’avrei fatto, l’ho fatta! Ho fatto la lisciva e sono contenta perché mi ricordo la mia nonna che mi raccontava di quando non c’erano i detersivi per pulire e i panni sporchi si lasciavano bollire in calderoni di acqua unita a cenere e messi per ore a bollire sul fuoco, certo erano altri tempi, ma perché abbandonare tutte le antiche abitudini specie se queste sono intelligenti ed inoltre fanno bene all’ambiente? Mi sono imbattuta nella ricetta
Ho usato questa dose :
1 kg di cenere setacciata
5 litri di acqua
Il tutto messo a bollire in una pentolona atta all’uso ( non quella dove ci cuocio la pasta per intenderci , ma quella dove faccio il sapone….giusto! il sapone d’olio d’oliva ) per due ore rimestando il contenuto di tanto in tanto con un mestolo di legno.
E questo è il risultato: due bottiglie da 1 litro di lisciva e due barattoli da mezzo kg ciascuno di pasta di cenere.
La lisciva si può profumare con olio essenziale di lavanda per un fantastico profumo e magari aggiungere qualche goccia di tea tree oil per aumentarne il potere disinfettante. La lisciva si utilizza diluita con altra acqua in un contenitore spray, per la pulizia delle superfici lavabili della casa, come sanitari e piastrelle nella dose di mezzo bicchiere di lisciva in un litro d'acqua, mezzo misurino di lisciva può essere aggiunto in lavatrice per potenziare l'efficacia del detersivo. Oppure mezzo bicchiere di lisciva in un secchio con acqua ed utilizzare il liquido ottenuto per la pulizia dei pavimenti mentre la pasta di cenere è ottima per la pulizia dei fondi delle pentole o di piatti e stoviglie che presentino sporco ostinato.

lunedì 20 gennaio 2014

Un piccolo folletto dei boschi

Prima di Natale passeggiando nella campagna tra i boschi mi è capitato questo incontro ravvicinato con un esserino che non conoscevo . In mezzo alle foglie spuntava la pelliccia rossiccia di un animalino addormentato , colto all'improvviso da un freddo inaspettato in questo inverno altalenante di giornate primaverili e freddi venti di tramontana. Qualcosa l'aveva disturbato ed i suo letargo è rimasto eterno. Mi sembrava una forma neonatale di uno scoiattolo anche se aveva tutte le sembianze di un adulto di qualche altra specie ma non lo avevo mai visto prima . Curiosa per natura , anche troppo, o forse quanto basta , sapevo che prima o poi avrei scoperto il suo nome. Così è stato questo venerdì 17 gennaio in cui ho deciso di far saltare una giornata di scuola ai miei bimbi per far loro vedere qualcosa di interessante (.....come si può spiegare scienze ad un bambino di quarta elementare all'interno di un'aula di scuola ...vabbè non entrerò in una noiosa polemica.) Direzione Museo della Specola a Firenze. In mezzo a tutta quella quantità di animali immobili mi è apparsa una creaturina, finalmente hai un nome per me piccolino! Il tuo inverno ti ha colto impreparato in questa terra ma sono sicura che sgambetterai insieme a tanti altri come te, su e giù tra i rami pazienti dei nostri amati alberi dei boschi.
MOSCARDINO: animale arboricolo per eccellenza, agile e veloce, esce di notte dal nido, in cerca di provviste, il suo letargo invernale è lungo e profondo.